Con i suoi 500 ettari di superficie, fiancheggiato ad est e a ovest dagli abitati
di Cagliari e di Quartu, sfiorato a nord dal viale Marconi e chiuso all'opposto dalla
fascia di terra di Is Arenas, è di origine antichissima. Fosse stagno o grande palude,
esisteva già centomila anni fa. Pare che lo sfruttamento del sale sia iniziato con
i Fenici, per poi passare al monopolio esercitato dagli Spagnoli, in seguito rimpiazzati
dai Piemontesi. I villici ingaggiati dai padroni effettuavano la raccolta nei mesi
estivi, sostituiti tra l'Ottocento e il Novecento, dai condannati ai lavori forzati.
Proprio questa attività ha impresso il nome Molentargius, che deriva da su molenti,
l'asinello sardo su cui si caricavano i sacchi pieni del prezioso materiale o che
trascinava da terra le barche nei canali.
Il primo trentennio di questo secolo segna la trasformazione dei metodi di raccolta
con l'attuale sistema di vasche evaporanti, dove è convogliata l'acqua pompata dal
mare. Compiendo un ampio e lento percorso dai bacini esterni a quello centrale, separati
tra loro da apposite saracinesche, l'acqua marina attraversa il canale di Is Arenas,
immettendosi infine nelle vasche "salanti"di Quartu, dove si conclude il processo
di evaporazione.
L'interesse dello stagno non è però limitato alle sue possibilità economiche. Tutta
l'area, infatti, è un biotopo di eccezionale rilevanza, un "serbatoio" naturale abitato
da migliaia di uccelli, di circa 200 specie diverse.
Lo straordinario patrimonio ornitologico resiste, nonostante le molte offese dell'ambiente.
scariche inquinanti, progressivo interramento, bracconaggio, persino tralicci dell'alta
tensione piantati al centro delle distese d'acqua.
Oggetto di una lunga campagna ecologista, Molentargius sembra ora avviato al recupero:
sarebbe infatti imminente la realizzazione di un progetto di risanamento che dovrà
garantire un parco naturale con musei e biblioteche.
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