I piatti tradizionali
Soggiornare a Cagliari significa anche incontrare una cucina ricca per la varietà
e bontà dei suoi piatti. Consigliamo perciò di ignorare almeno per una volta i tanti
(e buoni) ristoranti di cucina italiana e internazionale, e di lasciarsi tentare
dai sapori di tradizione sarda.
La scelta incomincia dal pane. Qualche esempio: su cifraxu, il più comune, è
un impasto di farina a forma di grossa pagnotta; su coccoi è fatto con pasta di semola elaborata
a piccole creste, che con la cottura diventano dorate e croccanti (is pizzicorrus); su pani carasau
è una sfoglia rotonda, sottilissima e croccante di farina e semola, ottima con olio e sale (su pani guttiau).
Dal carasau si ottiene su pani frattau, cuocendo le sfoglie condite a strati con pomodoro, carne macinata, pecorino e uova.
Pure in forme schiacciate, ma morbide, è la spianada.
Un pranzo "alla sarda" inizia sempre da un antipasto di terra o di mare: prosciutto
di cinghiale, salsiccia, piedini d'agnello o di vitello, arselle o cozze alla marinara,
burrida (gattuccio di mare con prezzemolo e noci), bottariga
(uova pressate di tonno o muggine) servita a fettine con olio d'oliva.
Tra i primi piatti spiccano sa fregula
(semola grossa impastata con acqua tiepida e ridotta in piccoli grumi) servita in
brodo di pesce; malloreddus, gnocchetti di semola e zafferano conditi con pomodoro e formaggio; culingionis,
ravioli di semola fine, e panadas, grandi involucri di pasta con ripieno di verdure, carni o anguille. A quest'ultima
specialità è dedicata una sagra ad Assemini (luglio).
Le carni tradizionali sarde sono porchetto, agnello e capretto cotti allo spiedo.
Chi cerca sapori ancora più nuovi può provare sa cordula, pasticcio di carne d'agnello cotto al forno o rosolato,
e il sanguinaccio, budella di maiale ripiene del sangue dell'animale, uva passa e zucchero, cotte in pentola
o alla brace.
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