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Spesso il fazzoletto o lo scialle
che ricopre le spalle delle donne è il risultato di un lavoro di anni ed è, anche questa, una viva
testimonianza di un' arte antica. Un'arte che la moderna tecnologia va piano piano sostituendo
e che perciò rischia di scomparire.
Fortunatamente i suoi frutti possono ancora essere
ammirati alla Sagra di Sant' Efisio, alla Cavalcata di Sassari, alla Festa del Redentore di
Nuoro, ed in altre circostanze come ad esempio durante il sontuoso "Matrimonio Selargino"
che si svolge ogni anno nel mese di settembre a Selargius, paese contiguo a Cagliari.
In queste occasioni è possibile
osservare costumi autentici indossati cento e più anni fa nelle feste popolari.
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I nipoti degli
antichi possessori li hanno custoditi con grande devozione ed ora li indossano con fierezza
nelle occasioni più importanti: per sentire l'orgoglio di portare gli abiti che furono dei propri
avi e per offrire la testimonianza di un'arte che utilizzava, oltre all'abilità delle mani, una
tecnica di fabbricazione antichissima e misteriosa.
Tanto tempo fa, ad esempio, i
tessuti venivano colorati usando erbe naturali ed applicando formule di trattamento che ognuno
creava da sé e teneva gelosamente segrete, confidandole poi ad un componente della
famiglia e così di generazione in generazione.
Il nostro viaggio attraverso i segreti di questi abiti riserva ancora molte sorprese.
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L'osservatore più curioso infatti
potrebbe divertirsi a notare le differenze esistenti tra i costumi che vengono dalla montagna e
quelli che arrivano dai paesi vicini al mare; potrebbe tentare di distinguere, tra le migliaia di
abiti femminili, quelli che venivano messi il giorno delle nozze e quelli che, invece, venivano
indossati dalle vedove; potrebbe cercare di capire se un certo costume apparteneva ad una
persona benestante oppure ad una di modesta condizione sociale.
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