Coro Confraternita di Castelsardo |
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Spesso l'improvvisazione dei
poeti estemporanei è accompagnata da un suonatore di chitarra.
Di fondamentale importanza è poi il repertorio di canti affidati a complessi corali e di CANTI
LITURGICI E PROCESSIONALI.
Questi ultimi sono ancora vivi grazie all'opera delle confraternite religiose in centri come
Castelsardo, Cuglieri, Santulussurgiu ed Orosei e testimoniano l'innesto dello stile polifonico
popolare in moduli musicali di estrazione colta o liturgica, specie gregoriana e
bizantina.
Il repertorio (su testi in latino della
liturgia ufficiale) richiede cantori specializzati nel numero di quattro (come nei tenores) ed i
canti vengono proposti durante i riti della settimana santa o, nel caso dei cantori di Castelsardo,
anche per i funerali dei confratelli.
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Il caso
di Castelsardo, piccolo centro del nord dell'isola, è tra i più significativi non solo per la
presenza di una vasta cerchia di cantori specializzati ma soprattutto per la ricchezza del
repertorio e per la particolarità dei riti che caratterizzano la settimana santa. L' etnomusicologo francese
Bernard Lortat Jacob ha di recente pubblicato un esaustivo volume sulla tradizione del canto
religioso di questo centro. Rientrano nel repertorio di questi gruppi vocali canti come lo
"Stabat mater" o il "Miserere" ed
anche i gotzos (gosos in logudorese, goccius in campidanese) utilizzati nell'isola oltre che per
cantare le laudi alla Madonna anche per venerare la Santissima Trinità o per rievocare prodigi
e vita esemplare dei santi.
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Tumbarinu e pipiolu |
Luigi Lai di San Vito |
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C'è anche un repertorio, meno
ricco, di carattere profano per cerimonie legate al ciclo dell'anno.
Come i canti di questua per il Capodanno, o i canti dei principianti, dei pastori o del commiato
che si ritrovano nel repertorio del cuncordu di Santulussurgiu; o come accade, in altri periodi
dell'anno, per eventi religiosi come la festa patronale a Castelsardo.
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Ricchissimo anche il panorama di
CANTI MONODICI NON ACCOMPAGNATI alcuni estremamente arcaici come l'anninnia (ninna
nanna), il duru duru (dall'arabo duru che significa girare, filastrocche per far ballare sulle
ginocchia i bambini), l'attitidu o attitu (il pianto funebre affidato esclusivamente alla voce
femminile della lamentatrice accompagnata da altre donne).
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