La facilità di reperire la materia
prima, in una terra, come la Sardegna, ricca di erbe e paludi, e la maggior semplicità di
lavorazione, hanno fatto sì che nellisola il cestino abbia avuto una diffusione enorme
come utensile familiare, sicuramente superiore a quella del vaso che aveva lo svantaggio della
più specialistica lavorazione.
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La forma del baratto e dello scambio
estesero poi la diffusione del cestino dallambito familiare a quello del commercio. E i cesti
che si possono trovare in vendita sono quelli che, ancora oggi, vengono utilizzati in molte case per
molteplici usi: come contenitori per la biancheria o per i vasi, come portapane o per i dolci.
Accanto alla commercializzazione primitiva del prodotto troviamo il tentativo di renderlo più
apprezzabile mediante la decorazione che, comunque, deriva soprattutto dallamore con cui la
donna inventa un oggetto idoneo alle esigenze della casa e bello davanti ai suoi occhi.
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Predominano i motivi geometrici, anche se
non mancano quello floreali e faunistici. Le forme dei cesti, invece, variano in funzione della
materia prima utilizzata: paglia di grano, asfodelo, rafia, palma nana e vimini. Proprio in base ai
materiali utilizzati è possibile distinguere la cestineria isolana in quattro grandi gruppi
che corrispondono anche a diverse aree geografiche.
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A Sinnai e a San Vero Milis la materia
prima è rappresentata dal giunco e dalla paglia di grano, raccolta dopo la mietitura; la
lavorazione tradizionale ha un andamento a spirale, mentre la decorazione, con materiali affini o con
cotone rosso e nero, viene aggiunta in un secondo momento, oppure può essere sviluppata
insieme alla costruzione del cestino. La forma più tipica di questi contenitori è
quella a campana rovesciata, anche se alcuni di questi cesti, con forme diverse, sono invece
concepiti come complementi darredo o destinati a decorare le pareti.
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