Piccole, semplici, disadorne, senza colori che non
siano quelli, naturali, della pietra: il rosso dell'arenaria, il nero del basalto o il bianco del calcare. Sono le
chiese della Sardegna. Le più belle sono quelle medievali. Dopo l'anno mille la necessità di diffondere
nell'isola la nuova religione cristiana diede vita alla più straordinaria opera di programmazione architettonica
compiuta in Sardegna.
Chiamati dal papa o dai giudici sardi, giunsero così nell'isola architetti, scalpellini, decoratori. Un gruppo di
monaci francesi, i Vittorini di Marsiglia, avviarono la realizzazione di una vera catena di edifici religiosi che
rappresentano, ancora oggi, la testimonianza più evidente della diffusione della religione cattolica tra i
sardi. Sono i monumenti dello spirito, le pietre della fede.
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Cagliari - S. Alenixedda |
Silanus - Chiesa di
S. Lorenzo |
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In circa duecento anni sorsero una settantina di chiese,
distribuite un po' dovunque. Per lo più si trovano in campagna, lontano dai centri abitati, e costituiscono una
testimonianza d'arte di valore incalcolabile, anche se poco conosciuta. Sicuramente meritano una visita anche
se, a volte, non è facile trovare aperti questi luoghi. Trascuratezza, mancanza di custodia e scarsa considerazione
per un patrimonio artistico che avrebbe bisogno di maggiore tutela e valorizzazione, sono le cause che rendono
spesso difficile l'accesso a questi tesori dell'arte romanica.
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Per fortuna i sardi sono molto orgogliosi di
queste opere d'arte e sono felici di mostrarle. Perciò il turista che dovesse chiedere di visitare questi
templi troverà sempre qualcuno in grado di fornire informazioni e di aprire l'edificio. L'indirizzo più
sicuro, in ogni caso, è quello del parroco del paese cui appartiene la chiesa da visitare.
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Come detto, però, il turista non si aspetti di vedere
monumenti sontuosi e grandi opere architettoniche. Le chiese romaniche della Sardegna si fanno ammirare
proprio per ragioni opposte. La povertà in cui si trovava l'isola in epoca medievale, infatti, non avrebbe mai
permesso di progettare edifici di grande complessità. Perciò le chiese costruite in quegli anni non hanno più
di tre navate, sono tutte senza cupola e sono prive di costruzioni rotonde, come i battisteri, per la difficoltà di
realizzare manufatti particolarmente impegnativi. Il materiale impiegato è la pietra e sarà perciò inutile cercare
marmi o affreschi preziosi. Anche la costruzione di finestre rappresentava, a volte, una complicazione. Nelle
chiese sarde, perciò, la luce entra con qualche difficoltà, ma questo aiuta a creare un clima di grande spiritualità
ed invita al raccoglimento e alla preghiera. |
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S. Leonardo de Siete Fuentes |
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